Il termine amianto, dal greco ἀμίαντος, significa inattaccabile, incorruttibile, mentre il sinonimo asbesto, dal greco ἄσβεστος, vuol dire “che non brucia” e inestinguibile. Con questo termine vengono indicati quei minerali formati da silicato di magnesio, calcio e ferro che vengono estratti da cave e miniere. Questi hanno struttura fibrosa e capacità di suddividersi longitudinalmente in fibre sempre più sottili.

Le caratteristiche e gli usi dell’amianto

La duttilità, i bassi costi di produzione e la capacità ignifuga di resistenza alle temperature elevate, alla trazione e all’usura, hanno fatto la fortuna dell’amianto. Il minerale è stato utilizzato in edilizia, nei mezzi di trasporto (navi, aerei, automobili, carrozze ferroviarie, etc.). Così come nell’industria siderurgica, meccanica, etc., e perfino quale tessuto per indumenti e tute da lavoro, in circa 3.000 prodotti.

Le fibre e le polveri di amianto liberatesi durante l’estrazione e la lavorazione hanno determinato la contaminazione di ambienti  lavorativi e di vita.

L’uso dell’amianto in Italia e l’epidemia di malattie

L’Italia, fino alla fine degli anni ’80, è stata il maggiore produttore europeo di amianto dopo l’Unione Sovietica, e nel periodo dal 1945 fino al 1992, sono state lavorate 3.748.550 tonnellate di amianto.

Soltanto con la Legge 257/1992 (Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto) c’è stata la messa al bando di questo minerale, senza che ci fosse uno specifico obbligo di bonifica dell’amianto posto in opera, che a tutt’oggi è presente in 40 milioni di tonnellate.

Infatti, sono state bonificate soltanto 500.000 tonnellate di amianto e di materiali che lo contengono e ancora a tutt’oggi la fibra killer è presente in un milione di micrositi, in più di 50.000 siti, in tutto il territorio italiano.

Le polveri e fibre di amianto si liberano nell’aria e sono facilmente inalabili.

Ciò si verifica in particolare nel corso della lavorazioni e per qualsiasi sollecitazione (manipolazione, vibrazioni, correnti d’aria, infiltrazioni, etc.). La pericolosità dell’amianto dipende dal tipo e soprattutto dalla matrice e cioè dalla capacità di rilascio di fibre.

L’amianto friabile è particolarmente pericoloso perché è destinato a ridursi allo stato pulverulento. Le fibre di amianto, una volta respirate o ingerite con l’acqua, si accumulano rispettivamente nei bronchi, negli alveoli polmonari e nell’apparato gastrointestinale.

L’amianto e le norme sulla bonifica

Le fibre di amianto provocano prima di tutto dei fenomeni fibrogeni e poi l’avvio del processo cancerogeno, fino a provocare mesotelioma pleurico, peritoneale, pericardico, alla tunica vaginale del testicolo e ai polmoni e varie forme di cancro gastrointestinale, della laringe e delle ovaie, con un rischio proporzionale all’entità dell’esposizione per intensità e durata.

Non esiste una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla, per cui anche esposizioni ad amianto relativamente basse possono provocare l’insorgenza di mesotelioma e altre patologie amianto correlate, anche dopo decenni.

Soltanto con la Legge 257/1992 è stato imposto il divieto di estrazione, lavorazione e commercializzazione dell’amianto, con l’obiettivo di limitarne l’uso, con una normativa sulla bonifica perlomeno carente e sicuramente inefficace.

La Legge 257/92 è stata accompagnata da alcuni decreti e circolari applicative che non hanno raggiunto lo scopo di gestire l’emergenza amianto e di prevenire l’insorgenza di patologie asbesto correlate.

Con la L. 271/1993, è stata integrata la normativa in materia di benefici contributivi e prepensionamento in favore dei lavoratori esposti ad amianto (art. 13 commi 7 e 8 L. 257/92).

Con il Decreto 20/2009, sono state adottate le normative e le metodiche per la bonifica e per lo smaltimento dell’amianto.

L’art. 4 della Legge 257/1992 ha previsto l’istituzione della Commissione nazionale amianto, insediata presso il Ministero della Salute e incaricata di svolgere attività di ricerca sul trattamento dell’amianto in fase di bonifica e di redigere documenti-guida sulla valutazione, il contenimento e l’eliminazione di materiali contenenti asbesto.

Sono ancora 2 miliardi i metri cubi di coperture in Eternit in Italia e 40 milioni di tonnellate di materiali che lo contengono: ciò vuol dire che è indispensabile una nuova normativa, in particolare quella che prevede anche delle agevolazioni fiscali e un credito d’imposta per coloro che bonificano l’amianto.


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